Pasto libero nella dieta: SI o NO?

In un programma di perdita di peso, creare un deficit calorico è essenziale per raggiungere gli obiettivi.

Nella preparazione dei piani alimentari per i miei pazienti, includo sempre un pasto libero. Ritengo che sia essenziale per garantire la sostenibilità del programma dietetico nel lungo termine. Questo pasto libero ha benefici significativi, soprattutto a livello mentale: concedersi un piatto di pasta alla carbonara o una pizza il sabato sera non comprometterà i risultati ottenuti. Anzi, è dimostrato che mantiene alta la motivazione e aiuta a non abbandonare il percorso a metà strada.

Tuttavia, per alcuni questa concessione si trasforma in un autentico “sgarro”, esagerando e trasformando un momento di svago in un vero dramma. Di conseguenza, i risultati tardano ad arrivare, la motivazione cala drasticamente e si ritorna, delusi, alle vecchie abitudini, convincendosi che probabilmente non si dimagrirà mai.

Questo articolo esplorerà il tema dello “sgarro”, analizzandolo in profondità e proponendo soluzioni per affrontarlo con serenità.

PASTO LIBERO: Voce del verbo “SGARRARE”

Perchè il pasto libero si trasmorma in sgarro?

Da dizionario: SGARRARE “Commettere un errore o una mancanza, sbagliare”.

Si parla di errore, di una mancanza, di violazione di una regola imposta. Solitamente, quando si menziona lo sgarro, ci si riferisce, almeno per deformazione professionale, allo sgarro alimentare. Qualsiasi cosa che non rientri in un programma alimentare è considerata uno sgarro. Questo però suggerisce l’esistenza di cibi proibiti, banditi, come una sorta di mela di Adamo ed Eva nell’Eden.

Esistono i “Cibi proibiti”?

Non condivido affatto questa visione, e chi mi conosce o ha collaborato con me lo sa bene. Non apprezzo il termine “eliminare”, innanzitutto perché non esiste motivo per escludere intere categorie di alimenti, a meno che non ci siano ragioni patologiche. In secondo luogo, quando si impone una restrizione dall’alto, la mente umana farà di tutto per evadere da quelle barriere che le sono state imposte.

Non amo eliminare categorie di cibi, così come non amo la parola sgarro.

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Dieta a Isernia
Dietista e Nutrizionista Valentina Rossi

Quando ci sentiamo “liberi” di fare qualcosa, spesso esageriamo, e le conseguenze non tardano a manifestarsi.

Facciamo un esempio. Per dimagrire, Tizio ha bisogno di un deficit calorico: questo è certo. Le calorie necessarie per mantenere il suo peso sono circa 2000 al giorno, ovvero la sua normocalorica. Decide quindi di ridurre di circa 200 kcal al giorno, una quantità moderata, ma Tizio sa che un’ipocalorica ragionata su un soggetto sano si aggira intorno a un meno 10-15%, salvo eccezioni. Così, da oggi, che è lunedì, Tizio assume 1800 kcal al giorno e, fino a sabato sera, crea un deficit di 200*6=1200 kcal. Ricorda anche che per perdere 1 kg di grasso ha bisogno di un deficit di 7000 kcal. Il percorso sarà lungo, ma Tizio è diligente e non ha fretta. Arriva la domenica e Tizio va a pranzo fuori, ripetendosi che si merita una ricompensa per la sua bravura. Il suo corpo non sa che giorno è, sa solo che riceverà 1800 kcal come sempre. Tizio ordina e la tavola si riempie di cibo. Alla fine del pranzo, ha ingerito 3000 kcal, ovvero le 1800 che gli spettavano più altre 1200, esattamente quelle che aveva perso in settimana. Tizio continua così per 6 settimane, si pesa e rimane deluso perché non ha perso nulla! Si dispera, chiama la sua dietista insultandola e dicendole che è incompetente. Abbandona l’idea di perdere peso, convinto di avere un metabolismo lento e ossa grosse. In queste 6 settimane, Tizio crede di aver perso tempo e soldi.

La storia di Tizio è la storia di tanti, di molti. Ma cosa vuoi che sia un pasto libero? Ma che vuoi che mi faccia uno sgarro? Certo non vi uccide, ma semplicemente, se non ragionato e se alla lunga diventa una gara a chi mangia di più, può farvi fare la fine di Tizio.

MANGIAMO NON SOLO PER NUTRIRCI

Che ci piaccia o no, tutti sappiamo quali cibi ci fanno bene e quali ci fanno male. Tuttavia, quando siamo messi di fronte alla scelta tra una fetta di torta e un finocchio scondito, quasi nessuno opterebbe per il secondo. Il cibo è la prima forma di amore. Cerchiamo in esso piacere e soddisfazione. Chi è a dieta viene spesso visto come una persona triste, che si priva temporaneamente dei piaceri della vita. A mio avviso, il problema è proprio questo, ma ne discuteremo più avanti.

Oltre a nutrirci, il cibo rappresenta per noi molto altro. Nel libro Project Nutrition, redatto dal Project InVictus sono elencati i 10 motivi per cui mangiamo oltre che per soddisfare i fabbisogni del nostro corpo, guardiamoli insieme:

  1. CONSOLAZIONE. Il cibo è una valvola di sfogo enorme nella nostra società. Milioni di individui scaricano le proprie angosce e frustrazioni nel cibo, innescando spesso dei cicli da cui è davvero difficile uscire.
  2. NOIA. Provate a passare tutta la giornata a casa senza fare nulla. Vi ritroverete a spiluccare in continuazione, annoiati e senza sapere che fare se non mangiare.
  3. ABITUDINE. Il senso di fame segue le nostre abitudini: provate ad abituarvi a non fare colazione, e la fame vi verrà soltanto a pranzo.Abituatevi a fare 2 spuntini tra i pasti, e alle 11 vi verrà automaticamente fame. Se mangiamo 10 volte al giorno, ci sentiremo male se per qualche assurda ragione dovessimo saltare un pasto. Alle porzioni, agli orari, al gusto ci si abitua, nel bene o nel male.
  4. SOCIALIZZARE. Il cibo riveste una funzione sociale molto forte nel consolidare o creare nuovi legami; le cene di lavoro, ad esempio, sono la prova di come si cerchi di fare gruppo e di legare attraverso il cibo.
  5. DIPENDENZA. Come mai siamo portati a ricercare cibi grassi o zuccherosi piuttosto che un bel ravanello? Da una parte c’è un motivo recettoriale: quando i recettori gustativi sono saturi, abbiamo bisogno di sapori sempre più forti per avvertirli. Dall’altra si instaura una dipendenza: siamo drogati di cibo.
  6. GOLA. “Per il dolce c’è sempre spazio”. Possiamo essere sazi, non avere letteralmente più sangue, ma quando c’è qualcosa che ci piace, tirarci indietro risulta quasi impossibile.
  7. CURIOSITA’. La curiosità per il cibo è tipica delle persone intelligenti. Quando si viaggia, ci si trova di fronte a piatti mai assaggiati, la sazietà passa sempre in secondo piano. Il cervello ricerca esperienze gustative nuove per aumentare la sua mappatura sensoriale.
  8. RIEMPIRE UN VUOTO. Chi dopo essere lasciato o licenziato non ha provato a colmare il vuoto con il cibo?
  9. PUNIRCI. Odio e amore: alcune persone tendono a punirsi mangiando. Il loro fisico in sovrappeso li porta ad essere insoddisfatti. Mentre mangiano sanno già che si pentiranno, ma come un bambino che distrugge il giocattolo a cui è affezionato, loro per punirsi tendono ad eccedere a tavola.
  10. GRATIFICAZIONE. Nella nostra esistenza siamo continuamente alla ricerca della gratificazione: tutto quello che ci da piacere ci gratifica. Il cibo, senza impegno, a bassissimo costo, ci permette di premiarci.

PASTO LIBERO: COME GESTIRLO E VERO SIGNIFICATO

Possiamo pensare alla dieta migliore del mondo, al rapporto perfetto tra carboidrati, proteine e grassi, ai particolari e alle finezze, ma se alla fine questa dieta non ci appaga, la seguo per un lasso di tempo limitato, a meno che il miglior aspetto fisico non ci dia una gratificazione maggiore rispetto al mangiare.

Che lo desideriate oppure no, o siete magri e muscolosi di natura, o per diventarlo dovrete lottare contro voi stessi.

Il genere umano tende per natura a scappare dal dolore e a ricercare il piacere.

Per questo la maggior parte delle diete è destinata a fallire: per seguirle non basta un singolo atto eroico, ma la perseveranza e continue e piccole rinunce quotidiane.

Ecco perché spesso il professionista concede un pasto libero alla settimana: i 10 punti menzionati sopra sono concreti; alcuni possono essere evitati, ma è innegabile l’importanza del cibo nelle nostre vite.

Quel singolo pasto non inficerà sui risultati ottenuti: è stato previsto, calcolato minuziosamente e inserito in un programma ben studiato. Vi dirò di più. Quel pasto libero, inserito generalmente nel fine settimana, è una sorta di “ricompensa” dopo essere stati precisi e diligenti durante tutta la settimana.

Considerarlo erroneamente come sgarro porterà a vedere il vostro percorso come mera “dieta per fare questo o quello”, perdendo di vista ciò che è realmente: bisogna limare le nostre abitudini, creando uno stile di vita piacevole e sostenibile.

È fondamentale comprendere che tutto è più semplice di quanto sembri: si tratta di seguire un’alimentazione sana ed equilibrata, evitando gli eccessi e rispettando il piano alimentare personalizzato preparato dal professionista di fiducia, in base alle vostre esigenze. Concedetevi una volta a settimana un piatto diverso, magari più calorico, ma sempre con moderazione e buon senso, senza lasciarsi andare all’ingordigia o ai sensi di colpa.

PASTO LIBERO: Non esistono solo il nero e il bianco, ma anche tanti colori e sfumature.

Se avete dubbi su come gestire quel momento di libertà che vi è stato concesso, non lasciate che i vostri dubbi si trasformino in disperazione: la persona che vi segue è lì per aiutarvi.

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Chiedete, domandate, sciogliete i nodi che attanagliano la vostra testa: non siete dei soldatini, non state seguendo ordini preimpostati.

Ricordate sempre che il cibo è vostro alleato. Intraprendere un percorso dietetico non significa essere tristi, tutt’altro: state facendo del bene al vostro corpo. Vi state amando. Non c’è nulla di più bello che prendersi cura di se stessi.

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Iniziamo questo viaggio insieme, verso la tua consapevolezza alimentare.

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